Gli arroganti




 Io e il mio maestro giungemmo così in un nuovo cerchio, davanti a me vi era un’immensa distesa terrosa che a macchia di leopardo era costellata da tante buche colme di fanghiglia in corrispondenza delle quali si ergevano delle sagome che da lontano avrei detto essere piante o aste verticali ma, una volta che giungemmo sul luogo, notai essere delle persone. L’atmosfera che vigeva nel luogo era lugubre, vi era una luce fioca e l’aria era gelida e secca e rendeva più veloce il dilagare delle forti grida che le anime dannate emettevano; non si trattava di urli di dolore ma oserei definirli quasi gli stessi strepiti che i panettieri emettono quando sollevano pesanti sacchi di farina. Incuriosito dal conoscere l’identità di tali esseri e il motivo della loro sofferenza, con interesse mi rivolsi al mio compagno chiedendo: “Maestro, dove ci troviamo ora? Chi sono questi poveretti costretti a compiere immani fatiche?” al che egli con compostezza e tranquillità mi rispose “Ci troviamo nel cerchio degli Arroganti, ossia coloro che, come puoi ben comprendere, durante la loro vita hanno peccato per arroganza. Sono centinaia, migliaia e sono tutti coloro che non solo cercarono di primeggiare tra la gente pur non possedendo le qualità indicate, ma umiliarono con cattiveria tutte le persone che non ritenevano essere degne di loro”. Sentendo questo non potei fare a meno di contorcere il mio volto in un’espressione di disgusto e fastidio, poi continuò “La loro punizione è infatti quella di perdere l’essenza materiale del corpo e essere costantemente oppressi da una forza che li schiaccia costringendoli ad immergersi nel fango della buca a loro sottostante e farli sentire  piccoli e inutili, così come loro hanno fatto con i loro compagni mentre erano ancora in vita”. Mentre passavamo, osservai attentamente ognuno di loro e in modo quasi inspiegabile provai una certa soddisfazione nel vederli soffrire: è la cosa giusta, si meritano di pagare per quello che hanno fatto! Ripensai a quante volte nella mia vita terrena mi ero sentito inferiore oppure avevo dovuto subire la prepotenza di altre persone senza poter dire o fare nulla perchè la mia voce sarebbe parsa come un piccolo sospiro confrontata con l’uragano che scaturiva da quella cattiveria. Il mio maestro guardandomi poi mi disse: “Osserva questo macabro spettacolo, ricordati sempre che l’umiltà è una dote fondamentale per poter crescere e diventare una persona importante, non agire mai come costoro che esaltarono vanamente la loro persona; adesso però dobbiamo proseguire il nostro percorso lungo l’Inferno”, detto questo ci dirigemmo verso un monte roccioso in lontananza.

R. Franco 3 CS

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