Incompetenza

 


Alle soglie dell' “età adulta” (avevo da poco compiuto i 19 anni ed ero arrivato ormai all’ultimo anno di Liceo), mi ritrovai di fronte a quelle scelte decisive per il futuro che la vita ci presenta ponendoci una domanda: a quale modello di adulto volevo aspirare?

Navigavo nel mare della Rete, in cerca di informazioni su Corsi di Laurea e Atenei, proiettandomi verso il mio Futuro, ma la navigazione mi portava ad esplorare pagine in cui era il Presente a imporsi.

Una parte di me tentava di rimanere concentrata sulla ricerca di informazioni, ma un’altra parte mi portava continuamente su pagine in cui era l’attualità a dominare.

E così l’Italia del Terzo Millennio o, almeno, del primo Ventennio del XXI Secolo, mi si presentava con il suo peccato più pericoloso, più squallido, più ripugnante: l’incompetenza.

La corruzione, certo, era un male diffuso nella società, ma ancor più dannosa, grave e condannabile era l’incompetenza di chi occupava ruoli fondamentali per la società, in tutti gli ambiti, a vari livelli.

L’incompetenza, l’impreparazione, l’improvvisazione erano come le nuove fiere che sbarravano il cammino mio e dell’intera società.

Navigavo e mi imbattevo in pagine di cronaca politica e in schiere di uomini e donne accomunate dagli stessi limiti e difetti: amministratori locali, sindaci, assessori, governatori regionali, e via via, più su verso gli alti gradi della politica, sottosegretari, ministri, capi di governo….

Mi imbattei esterrefatto nella solidarietà espressa ai “Libici di Beirut” da parte del Sottosegretario agli Affari Esteri dopo un feroce attentato ai danni della capitale libanese!

Ascoltai con sorpresa il Ministro dello Sport uscente dichiarare: “Fare il Ministro dello Sport mi ha fatto scoprire un meraviglioso mondo di cui non mi ero mai occupato prima!” e un Sottosegretario alla Cultura affermare con orgoglio: “Non leggo un libro da tre anni!”.

Appresi in un discorso del Ministro dei Trasporti che “gli imprenditori italiani utilizzano prevalentemente negli scambi con l’Austria il trasporto su gomma attraverso il tunnel del Brennero” (infrastruttura il cui completamento era previsto, nella migliore delle ipotesi, per 15 anni dopo!).

Come potevo sentirmi un orgoglioso alunno della Scuola italiana leggendo che un Sottosegretario all’Istruzione di fresca nomina festeggiava l’incarico con un post in cui citava la frase di Topolino “Chi si ferma è perduto, mille anni ogni minuto” e la attribuiva però a Dante Alighieri?

E come potevo sentirmi orgoglioso se scoprivo poi che ancora la stessa Scuola italiana era guidata al vertice da un Ministro della Pubblica Istruzione che, per annunciare la straordinaria scoperta dei neutrini, si dichiarava entusiasta della “costruzione del tunnel tra il Cern e i laboratori del Gran Sasso” (un tunnel lungo dalla Svizzera all’Abruzzo!)?

Fu proprio l’epilogo di quest’ultima vicenda che più mi fece riflettere sulla gravità del sistema: a pagarne le conseguenze non fu il Ministro, ma il suo portavoce, che, anche se non responsabile del comunicato, venne subito costretto a dimettersi.

Cosa voleva dirmi quell’altra parte di me? 

M. Pessola, 3 Classico


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