I violenti


Proseguendo il nostro viaggio io e il mio maestro cominciammo a salire su per una ripida montagna, finché vidi alla nostra sinistra una cascata, ma non era acqua che si riversava di sotto, bensì sangue scuro e bollente.

Salimmo ancora, quando di fianco a noi si aprì il torrente che originava la cascata, e il mio maestro mi spiegò che quello era il Flegetonte, fiume di sangue; al suo interno, che si sbracciavano tentando di scappare, c’erano centinaia e migliaia di uomini.

Così io domandai:” Maestro, chi sono queste persone?”.

E lui con fare sicuro mi rispose:” Questa è e sarà per sempre la dimora di coloro che durante la vita hanno tentato di farsi giustizia da soli; e non con le parole, né con il dialogo, bensì tramite la violenza e spargimenti di sangue (come dimostra la condizione in cui si trovano), che hanno danneggiato sempre gli altri. Erano mariti gelosi, padri, politici, o semplicemente persone non appagate dalla loro vita che sfogavano la rabbia, con la violenza, sugli altri. Sbagliando.”

“Non voglio difenderli, ma possiamo forse dire che viviamo in una società genuina, in cui il governo, per garantire il bene dei cittadini, non antepone i propri interessi personali e non è preda della corruzione?” chiesi a lui, curioso di sentire cosa avrebbe risposto, ma assolutamente sincero sul fatto di non volerli difendere.

“Permettimi di chiarire un dettaglio: quello che tu dici è quanto di più vero possa caratterizzare la società odierna, ma tieni presente che questi peccatori hanno usato la violenza contro gli altri per risolvere i propri problemi, e sulle istituzioni non hanno neanche mai provato a fare affidamento, quindi spero che tu concorderai con me se ti dico che la loro punizione è adeguata al loro peccato. Perché la violenza non è mai la risposta, qualunque sia il guaio in cui ti trovi e chiunque ti ci abbia messo dentro” mi rispose lui.

Con un sorriso sincero dissi:” Non potrei essere più d’accordo”.

Avvicinandomi di più al fiume mi accorsi che intorno a questo era eretta, in maniera ordinata, una schiera di arcieri, che colpivano i peccatori. Era una scena curiosa, poiché la pena dei violenti veniva in questo modo portata allo stremo, come per evidenziare anche la gravità della loro colpa. 

Così io chiesi alla mia guida:” Perchè li colpiscono?”.

E lui:” Perchè i dannati possono sporgersi dal sangue limitatamente, ma nonostante questo provano sempre ad uscire da lì; con le frecce gli arcieri si assicurano che non escano più di quanto è concesso loro.”

“E perché vogliono uscire?”. 

“Sicuramente per un istinto naturale, vogliono scappare dalla loro sofferenza; ma credo vogliano anche emergere per riuscire a parlare, magari dimostrare che sono pentiti del loro comportamento e chiedere scusa, o forse semplicemente imprecare contro Dio per la loro pena. In ogni caso non lo sapremo mai.”

“Ed è così che deve essere. Sai credo che sia corretto che la loro pena sia diversa rispetto a quella dei suicidi, ma possiamo forse dire che alla fine questi non abbiano nuociuto anche a sé stessi? Hanno fatto del male alle altre persone, ed ora questa è la loro punizione, e, anche se fossero disposti a farlo, non avranno mai la possibilità di cambiare né le azioni che hanno compiuto, né la loro condizione.” 

E dopo che dissi ciò, continuammo in silenzio per il nostro cammino.

L. Incanti, 3CS

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