Gli arroganti

Io e il mio maestro giungemmo così in un nuovo cerchio, davanti a me vi era un’immensa distesa terrosa che a macchia di leopardo era costellata da tante buche colme di fanghiglia in corrispondenza delle quali si ergevano delle sagome che da lontano avrei detto essere piante o aste verticali ma, una volta che giungemmo sul luogo, notai essere delle persone. L’atmosfera che vigeva nel luogo era lugubre, vi era una luce fioca e l’aria era gelida e secca e rendeva più veloce il dilagare delle forti grida che le anime dannate emettevano; non si trattava di urli di dolore ma oserei definirli quasi gli stessi strepiti che i panettieri emettono quando sollevano pesanti sacchi di farina. Incuriosito dal conoscere l’identità di tali esseri e il motivo della loro sofferenza, con interesse mi rivolsi al mio compagno chiedendo: “Maestro, dove ci troviamo ora? Chi sono questi poveretti costretti a compiere immani fatiche?” al che egli con compostezza e tranquillità mi rispose “Ci troviamo nel ...